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Un viaggio nel tempo alla scoperta della piazza che fa innamorare a Bologna: Piazza Santo Stefano


Improvviso, un sussulto, come può essere il primo incontro di un amore che non si scorda più. Un colpo di fulmine istantaneo, avrò avuto 15-16 anni, ma la prima volta che vidi Piazza Santo Stefano la ricordo ancora. Ci avrei passate tante di quelle serate a passeggiare, a chiacchierare, a cantare canzoni accompagnato da qualche amico bravo a suonare la chitarra, seduto sui lastroni di fronte alle “Sette Chiese”.



Il complesso delle “Sette Chiese” è uno di quei luoghi magici; ogni volta che ci sono stato e, per gioco, ho cercato di contare il numero effettivo delle chiese non era mai uguale alla volta precedente e quasi per un incantesimo non era mai sette ma sempre di più o di meno.

In effetti Il nome dato al complesso è simbolico ed il numero totale delle chiese è di almeno 12, sorte in epoche diverse. Di queste quella che ha reso noto fin dal Medioevo questo luogo è quella del Santo Sepolcro, edificata dai crociati nel XII secolo. Nella pianta ottagonale di questo edificio si trova infatti, in miniatura, il complesso del Santo Sepolcro di Gerusalemme allo scopo di consentire la possibilità di un pellegrinaggio “diverso” e soprattutto più sicuro rispetto a quello in Terra Santa. Distrutta quasi interamente dagli Ungari nel X secolo, fu poi ricostruita dai monaci benedettini nell’XI secolo.


Contrastanti sono le notizie sulle origini del complesso che comunque appaiono collocabili intorno al V secolo. La prima delle “sette chiese” ad essere costruita è stata quella di San Vitale e Agricola (quella più a sinistra avendo le due torri alle spalle) dove erano custodite le reliquie dei due santi e sarebbe stata voluta dal Vescovo Petronio sulle rovine di un tempio pagano preesistente.

Quella “Del Crocifisso” è l’altra chiesa che si affaccia su Piazza Santo Stefano ed è quella da cui si solito si entra nel complesso. Questa appare risalire al VIII secolo e fu costruita dai Longobardi che la volevano come cattedrale. La facciata che ricorda l’architettura romanica, appare in realtà molto diversa rispetto a come era in origine ed è il risultato di numerosi rifacimenti, manomissioni e ricostruzioni. Il presbiterio della chiesa, in passato una chiesa autonoma, quella di San Giovanni Battista, è stata integralmente rifatta nel XVII secolo in stile barocco, diventando appunto parte della chiesa del Crocifisso.

Il Chiostro Medievale ed il Cortile di Pilato sono, all’interno del complesso, due luoghi dove il passeggiare mi ha sempre dato la percezione di essere fuori dal tempo, lontano dallo stress, dalla frenesia e dai tempi troppo veloci di questa nostra società. Ho immaginato spesso, come mi succedeva sovente da piccolo anche nel Chiostro di Monreale, i monaci riflettere, pregare e camminare lenti nelle loro tonache marroni.

Con il complesso delle Sette Chiese alle spalle, alla propria destra si può osservare la meravigliosa struttura architettonica che include Corte Isolani, altro luogo simbolo della città di Bologna. Questo insieme di palazzi composto già dagli edifici “Lupari” e “Bolognini” è stato acquisito in momenti diversi dalla famiglia “Isolani” che lo ha reso la meraviglia che oggi possiamo osservare. In particolare sublime ed incantato mi è sempre il passaggio che da Piazza Santo Stefano porta a strada Maggiore sotto quella splendida volta in legno con le tre frecce conficcate che alimentano la leggenda di questi luoghi. Ho spesso immaginato quel passaggio percorso da cortigiani, ricchi signori, gente comune ma soprattutto studenti di tutte le epoche.

Di fronte a Corte si possono vedere una serie di meravigliosi palazzi signorili del XV secolo oltre che il noto palazzo Amorini Bolognini Salina, famoso anche per i fregi con teste di terracotta. Queste si possono vedere su due livelli; una fila è osservabile all’altezza del portico e l’altra invece all’ultimo piano in alternanza alle piccole finestre. In questo edificio, noto anche perché centro per secoli della vita culturale di Bologna: qui infatti c’è stata anche della scuola di pittura di Calvert e dell’allievo Guido Reni oltre che avervi rappresentato le proprie opere musicisti come Haydn o Rossini.

Immaginate di camminare, magari in dolce compagnia, nel passaggio di Corte Isolani ed arrivare da Strada Maggiore in Piazza Santo Stefano, pensatela nell’800, al chiaro di Luna, con le note del “Barbiere di Siviglia” o di “Un’italiana ad Algeri” provenire da palazzo “Amorini Bolognini”. Non vi vengono i brividi? Una sensazione sublime già mi pervade la mente.

In realtà, quella che non sarebbe neanche una piazza vera e propria ma piuttosto uno slargo di via Santo Stefano, sul suo meraviglioso acciottolato, ancora oggi continua ad essere uno spazio dove vengono ospitati numerosi momenti culturali come la “Repubblica delle Idee”, concerti ed eventi di vario tipo come la “Fiera del cioccolato”. Soprattutto, però, rimane uno straordinario simbolo della città ed un luogo magico sia per i Bolognesi che per le migliaia di studenti che vi si ritrovano nella ricerca di amore e poesia.


Immagini di Matteo Castellani Tarabini @paz83









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