Il Mio Salotto
La bellezza, e la cruda realtà, stanno negli occhi di chi "fotografa"
Aggiornamento: 20 mag 2022
Ripercorriamo la vita, non sempre facile, i traguardi e le difficoltà della fotografa siciliana Letizia Battaglia
Il 13 Aprile se n’è andata, lei che con le sue foto aveva raccontato la vita in tutte le sue variegate sfaccettature, anche le più tragiche: la pazzia, la mafia, le contraddizioni della sua terra, le tradizioni, la gente, la violenza, la bellezza, le strade, i poveri e le donne. Della sua terra, la Sicilia e di Palermo, Letizia Battaglia ha fotografato tanto, quasi tutto ma soprattutto ha raccontato le donne di quella terra, spesso in un bianco e nero vivo ed intenso.
Il femminile è rimasto una tematica costante nelle opere di questa straordinaria fotografa. Lei sposata precocemente, ha divorziato quando questo era ancora inaccettabile per gran parte
della società “benpensante”.

La figura femminile è sempre stata centrale nei suoi scatti, come a volergli dare spazio, a volerle rappresentare per riscattarla la condizione femminile, per concedergli visibilità.
Consideriamo anche che Letizia inizia a fotografare negli anni 60, quando aveva 30 anni. Lei stessa farà fatica ad inserirsi in un ambiente come quello della fotografia ancora profondamente
misogino e patriarcale. Se pensiamo che l’adulterio maschile e femminile viene punito in maniera differente fino al 1968 e che il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore vengono aboliti nel
1981, abbiamo un’idea del periodo storico in cui la fotografa opera.
Letizia, infatti, donna libera ed indipendente, ha incontrato molte difficoltà ad affermarsi a livello nazionale ed internazionale, guardata dai colleghi dall’alto in basso, spesso esclusa e marginalizzata in un mondo maschilista e sessista. Anche per questo probabilmente la condizione delle donne è sempre stata prioritaria per lei.
Letizia è infatti una fotografa o come si amava definire “persona che ama fotografare” ma è, forse,
ancora più, da sempre, attenta alla società ed alle tematiche sociali.
Ha sempre infatti prediletto soggetti provenienti dagli strati socio-culturali più bassi della popolazione e molte delle sue foto sono state scattate nei quartieri popolari della sua città,
Palermo.
La famosissima foto “la bambina con il pallone”, forse il più celebre degli scatti dell’artista, è emblematica in tal senso. Questa ritrae una preadolescente giocare a palla alla Cala, quartiere popolare di Palermo. La bambina è rappresentata con crudo realismo, cogliendone le espressioni del viso senza giudizi e/ moralismi di alcun tipo. La bellezza delle foto di Letizia sta proprio nella capacità di rappresentare la realtà nella sua interezza provando a non interpretarla ma a rappresentarla. La scelta del “bianco e nero” non è casuale e probabilmente deriva proprio dalla volontà di privilegiare il contenuto alla forma, il significato all’estetica.

La rappresentazione delle realtà siciliana è a 360 gradi ma i deboli, i poveri, gli emarginati vengono prediletti proprio, per il valore sociale ed etico che la fotografia ha per Letizia Battaglia.
Anche la violenza viene rappresentata ma non con crudeltà né con l’obbiettivo del sensazionalismo tipico del nostro tempo.
Legata alla sua terra in un modo forte ma amaro, consapevole delle sue meraviglie ma anche delle sue brutture, Letizia immortala i principali fatti di cronaca mafiosa nel periodo storico delle Stragi. Letizia Battaglia infatti oltre ad essere la fotografa delle donne, dei poveri, della vita è anche colei che testimonia, forse più di chiunque altro, la storia siciliana di quegli anni.
Brutali nella loro durezza gli scatti degli omicidi di Piersanti Mattarella, del Giudice Terranova e di tante altre vittime di mafia. Immortalò però anche l’incontro tra Ignazio e Nino Salvo, Giulio Andreotti fuori dall’hotel Zagaria e la madre di Peppino Impastato di fronte alla foto del figlio ucciso.
Questi e molti altri sono i suoi scatti passati alla storia. Sempre pronta a raccontare ed a cogliere momenti dolorosi della storia siciliana ed italiana. Come lei stessa racconta, spesso “unica donna sola in mondo di uomini, poliziotti, giudici, medici legali, fotografi” correva avanti e indietro, per provare a ricordare, immortale e non far perdere la memoria delle azioni mafiosi e della loro violenza verso chi provava a contrastarli.
Dopo la morte del Giudice Falcone il 23 Maggio 1992, decide di interrompere la sua rappresentazione delle stragi mafiose. Si trasferisce quindi a Parigi ma, mai doma, ha continuato a portare la sua testimonianza e l’impegno sociale tramite attività di divulgazione e sensibilizzazione. Grazie anche un percorso di psicoterapia di cui non ha mai fatto mistero, ha reso la sua fragilità suo punto di forza, passando anche attraverso una brutta crisi depressiva.
Neanche la malattia, un tumore con cui ha convissuto gli ultimi anni della sua esistenza, la fermava, lei energica ed inarrestabile.
Empatica, indomita, interessata ma soprattutto appassionata ha raccontato con i suoi scatti trent’anni di storia siciliana ed italiana. La fotografia con cui è riuscita a raccontare così bene la vita a cui era legata in ogni aspetto, le ha permesso di ingannare la morte e di assicurarsi un posto nella storia della fotografia.
Tutte le immagini sono di proprietà di © Letizia Battaglia
