Il Mio Salotto
L'arte di risparmiare e l'arte Sacra: i Teli della passione in Blu di Genova
Aggiornamento: 6 dic 2021
La mia città, Genova, è conosciuta per il porto, il centro storico, alcune eccellenze alimentari come la focaccia ed il pesto, l'acquario. Ma c'è un oggetto ancor più famoso, assolutamente globale, che ha le sue origini a Genova, e forse non tutti lo sanno: i jeans. Il nome Blue Jeans odierno è l'evoluzione dell'originale "Bleu de Gênes" - Blu di Genova, nome dato alla tela utilizzata e commercializzata già dal 1500 dalla Repubblica di Genova. Questo tessuto (lino, cotone o lana) tinto con indaco, era stato creato per utilizzi marittimi data la buona resistenza ed il basso costo (segnatevi questo concetto) per poi essere utilizzata per creare indumenti da lavoro per i portuali di Genova.
Un altro aspetto per cui Genova è nota è, detto in modo elegante, la "tendenza a non spendere" dei propri abitanti. Questa "abilità" nel trovare soluzioni economiche ha portato a diverse situazioni curiose, come ad esempio le finestre finte dipinte sulle facciate dei palazzi per non pagare le relative tasse, ma ha anche dato vita a delle opere d'arte che sono ad oggi un esempio unico: i "Teli della Passione"
Si tratta di quattordici teli raffiguranti scene della Passione di Gesù, la loro unicità sta proprio nel supporto utilizzato: tela di lino tinta di indaco, ovvero l'antenato del moderno jeans. La particolarità della tela completamente blu, dipinta solo di bianco, conferisce alle immagini un contrasto insolito e molto suggestivo, del quale non si trovano altri esempi.
Il pigmento utilizzato è la biacca, o bianco di piombo, ovvero carbonato di piombo in soluzione di olio di lino cotto, conosciuto sin dall'antichità, offre ottima copertura, lunga resistenza e basso costo (anche qui non si sbaglia).

I teli raffigurano immagini prese dalle incisioni dell'artista tedesco Albrecht Dürer, delle serie Grande Passione e Piccola Passione, furono commissionati nel 1538 per l'Abbazia Benedettina di S. Nicolò del Boschetto, in Val Polcevera. La maggior parte delle opere è datata proprio in quell'anno, una seconda parte attorno alla metà del 1500, e gli ultimi quattro risalgono ad un periodo successivo, tra il XVII e il XVIII secolo.

La loro funzione li rende ancor più particolari, non erano infatti semplici "quadri" ma venivano utilizzati per ornamento e vera e propria parete di strutture di legno provvisorie, costruite all'interno della chiesa durante la Settimana Santa. Sul retro riportano infatti dei lacci che servivano per fissarli alla struttura portante, dando vita ad una vera e propria cappella separata, dove i fedeli potevano riunirsi attorno al sepolcro. Questa funzione risulta evidente soprattutto nei primi teli, data la grande dimensione e l'apertura ad arco a formare la porta.

Dopo essere stati in possesso di diverse collezioni private, dato il loro stato di opere uniche e di alta qualità, dal 2001 sono stati acquisiti dallo Stato, e sono ora esposti al Museo Diocesano di Genova, presso il chiostro della Cattedrale di San Lorenzo.

Quindi, nella vostra prossima gita a Genova, oltre all'acquario, alla passeggiata nei caruggi (i vicoli del centro storico), alla focaccia e le trenette al pesto, avrete una nuova perla da scoprire.
Occhio a non spendere troppo però!
