Il Mio Salotto
Jago, l'artista coraggioso e ambizioso che ha portato l'arte fin sullo spazio
Iperrealismo
/i·per·re·a·lì·ṣmo/
sostantivo maschile
Movimento artistico nato negli Stati Uniti intorno al 1970, caratterizzato dalla ricerca di riproduzione mimetica della realtà, è un genere di pittura e scultura, i cui artisti si servono di tecniche fotografiche e di una meccanica di riproduzione della realtà per costruire l'illusionismo delle proprie tele e delle proprie sculture.
Ebbene si, talmente reale da poter vedere i pori del viso, le linee dell’epidermide, le rughe o semplici pieghe della pelle. Tutto ciò scolpito sul marmo bianco e candido da sembrare sia stato malleato come argilla, plastilina o gesso.
Questo è quello che ho potuto percepire ammirando le opere dello scultore, fotografo, videomaker e musicista italiano "ciociaro", classe 1987, Jago, all’anagrafe Jacopo Cardillo. Potete dare un'occhiata alla sua pagina instagram @jago.artist.
Sono stata alla mostra a Bologna a Palazzo Albergati , dall’11 novembre al 7 maggio 2023 dove le sue opere erano esposte insieme ad altri 2 artisti conosciuti, Banksy di cui abbiamo parlato anche nell’articolo Banksy: Arte nell'ombra che puoi leggere qui e TvBoy.

Avevo spesso sentito parlare di Jago ma non lo conoscevo bene, ne conoscevo la sua storia.
Spesso c’è il pregiudizio e il preconcetto che se andiamo alla mostra o esibizione di qualcuno, quel qualcuno abbia magari titoli di studio particolari, percorsi accademici prestigiosi ma se pensiamo a diverse figure importanti conosciute anche solo dell’ultimo secolo come Walt Disney che abbandonò gli studi e prima di diventare quello che conosciamo ora, vendeva aspirapolveri porta a porta; O Einstein che aveva una pessima memoria e non superò il test di ingresso all’università dovendo darlo piú e più volte è comunque considerato un genio indiscusso della scienza, della fisica e della matematica o dei più recenti Steve Jobs con problemi a scuola a causa della dislessia, Bill Gates e Mark Zuckerberg che hanno fatto del loro genio una fortuna, nonostante abbiano abbandonato gli studi.
Perché nella vita a volte serve osare ed ascoltare la propria voglia di fare, e crederci e non arrenderci a chi ci dice “no, non va bene così, non sei pronto, non sei portato”.
Ed è questo che ha fatto Jago. Non ha un titolo di studio ed ha abbandonato l’Accademia perché Il suo insegnante, infatti, gli aveva negato di esporre alla Biennale dicendo che doveva essere lui a decidere se fosse pronto o meno, nonostante Jago fosse stato invitato dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. Jago però è stato coraggioso, credeva nel suo lavoro, e voleva mostrarlo e l’ha fatto, lasciando così l’Accademia e iniziando a seguire il suo sogno e a chi credeva in lui.
Voleva talmente mostrare quello che faceva e come lo faceva che grazie all’utilizzo dei social, ha iniziato a mostrare il “making of” delle sue opere. Infatti, lui dice che
“il dietro le quinte a volte è più interessante dell’opera stessa”

Una delle sue opere che più mi ha colpito è stata la riproduzione de Il busto di Papa Benedetto XVI e della sua storia.
Inizialmente al Vaticano non era piaciuto perché Jago aveva bucato gli occhi. Gli chiesero di riempirli perché il Papa ha una certa immagine, e non il Vaticano non voleva dargli un’immagine disdicevole. Jago si rifiutò. Non voleva cambiare la sua opera. Lui era convinto che l’opera non fosse piaciuta al Papa quando in realtà non l’aveva nemmeno mai vista. Un giorno mentre stava disallestendo la mostra, Jago viene a sapere che il Papa si era dimesso. Quindi come il Papa si era spogliato, Jago allora decide di spogliare anche lui il suo busto togliendoli la tunica. Decide inoltre di riempire quegli occhi che lo avevano limitato all’inizio dandogli la vista come se gli occhi si muovessero. Come ti muovi, lo segui, loro ti seguono con lo sguardo.
Un’altra scultura vista alla mostra che mi ha colpito, specie per la sua storia, è la prima scultura in marmo ad essere andata nello spazio. La scultura si chiama First Baby ed è un piccolo feto di un bambino, che sta a simboleggiare l'enorme potenziale del genere umano. "Non porre limiti alle tue ambizioni e il cielo sarà il tuo nuovo punto di partenza". È andata nello spazio, nel 2019, nel corso della missione Beyond della European Space Agencies. Viene affidata all’astronauta capo missione Luca Parmitano, che ha scattato la bellissima foto sulla base spaziale con la Terra sullo sfondo e dove la riporterà un anno dopo, a missione compiuta. Non è mai successo nella storia aerospaziale che una scultura potesse andare sullo spazio. Jago è davvero potente.

Altra opera particolare che ha catturato la mia attenzione è L’ Apparato circolatorio, un’installazione con trenta cuori in ceramica tutti in cerchio, che ricreano la sequenza dei singoli movimenti del muscolo cardiaco, il cuore, per un solo battito, mentre un video ne riproduce la dinamica e il suono. Ero affascinata e catturata dal suono di quel battito mentre davanti a me, quei trenta cuori bianchi così lucidi mi davano quasi l’idea che davvero si muovessero battendo all’unisono.
Ed infine una scultura molto intensa che fa riflettere, la Venere di Jago. Jago con la sua venere cerca di incarnare un concetto di bellezza legato all’interiorità dell’animo umano e non ai soliti banali stereotipi esteriori. Infatti la Venere di Jago non è altro che una donna anziana che, con coraggio e senza vergogna, espone la grazia di un corpo la cui bellezza non sta nella perfezione delle forme ma nella verità di quello che propone. La Venere di Jago, infatti, parla di vita vissuta, di un corpo ormai in decadimento ma che conserva un suo splendore in virtù di ciò che è state e di ciò che ha attraversato. Anche in quest’opera ritroviamo il particolare degli occhi che inseguono chi la sta osservando come col Papa. L’anziana donna ha un passato, un’esperienza da condividere e, incantato dai suoi occhi magnetici, lo spettatore si ritrova ad ascoltare la storia di questa donna, riflettendo al contempo sulla propria.
Jago dice che le persone quando vedono il suo marmo, gli chiedono se è finto, se è vero, se è di resina, se lo ha stampato, perché non concepiscono che un sasso possa essere piegato in quel modo perché le persone conoscono la realtà solo in quel modo.
Far stupire le persone e dare coraggio, era uno dei suoi obbiettivi e ci è riuscito benissimo.
Jago in un video dice: “Immagina se Michelangelo avesse potuto mettere su Facebook il video in time-lapse della realizzazione del David! Ti prego! Lo voglio vedere! Mi sono innamorato dei grandi della tradizione perché mi stupiva che uomini normali, come me, con un cervello, due occhi, ma soprattutto due mani, potessero fare da soli cose così incredibili! E io ho detto ‘Ma io pure le voglio fare! Anche io!’ Se io da piccolo non avessi detto dentro di me ‘Io voglio essere più forte di Michelangelo, più bravo, più grande di lui!’ io non mi sarei mai entusiasmato, non avrei mai iniziato a fare scultura. Perché vedere una persona che sa scolpire, una persona che sa disegnare, una persona che sa mettere al mondo qualcosa, come un figlio, questo dà coraggio. E di questo hanno bisogno le persone, di coraggio! L’arte è una grande opportunità per dare coraggio alle persone”
Mostra organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Piuma, Pop House Gallery e Apapaia. Curatore della mostra Piernicola Maria Di Iorio a cui facciamo i nostri complimenti per aver esposto le opre di Jago nel miglior modo possibile per poterne apprezzare ogni sua forma e intensitá.
